Ricerche - Turismo San Benedetto Po

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Negli archivi del Museo sono presenti tanti manoscritti riguardanti al storia locale.

Vi proponiamo di seguito alcuni estratti da singoli fondi.

GIACINTO FERRARI E LA DIVINA COMMEDIA

Giacinto Ferrari (1886 - 1953) ex seminarista, impiegato di banca, autodidatta sambenedettino, ci ha lasciato pagine dense di confutazioni sulla correlazione tra le significazioni del pavimento musivo che si trova nell'oratorio di Santa Maria, realizzato nel 1151 sopra la tomba di Matilsde di Canossa e le allegorie della Divina Commedia. Ecco un estratto della relazione pubblicata dal giornalista Gildo Ciolli sul "Gazzettino di Venezia" il 13 settembre 1935:

Chino sul mosaico Giacinto Ferrari comincia: <<Vedano, qui si raffigura un carro. Ecco le 4 virtù cardinali. Più su dovevano esserci le 3 teologali. Nell'interno dei cerchioni si vedono i 24 scanni che rappresentano i 24 seniori che "coronati venian di fiordaliso". Ecco i simboli del leone (San Marco), dell'aquila (San Giovanni). Ecco l'agnello-unicorno che è l'accoppiamento sei simboli del toro (San Luca) e dell'agnello (San Matteo). Dante immagina che Beatrice lo inviti ad osservare quanto avviene intorno al carro e descrive la storia universale della Chiesa in 3 grandi episodi: dalla persecuzione romana fino al 313 con Costantino, delle eresie, della lotta permanente di Satana contro la Chiesa. Scavando a destra contro il muro è apparsa una figura di giovane dona combattente. E' Matelda, che regge con la sinistra lo scudo e con la destra sta per vibrare un colpo di spada sul drago alato>>. Insomma per Ferrari il mosaico composto nel 1151, prima della Divina Commedia, spiega tutta la visione di Dante: lo smarrimento nella selva oscura (un labirinto nel mosaico), l'antinferno, il limbo, la discesa e la salita all'Inferno, il viaggio nel Purgatorio e nel Paradiso. Come mai non fu ami conosciuta questa splendida simbologia del mosaico? Ferrari: <<La spiegazione probabilmente veniva tramandata oralmente e forse la tradizione si è spezzata con la peste del 1630, che disperse quasi tutti i monaci>>.

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