CALENDULA
Da dove deriva il nome: secondo alcuni il termine deriva dal latino calendae, parola con cui i romani indicavano il primo giorno del mese, poiché questa pianta fiorisce una volta al mese durante tutta l’estate. Secondo altri, invece, il termine deriva da calendario perché segna il ritmo del giorno, infatti i fiori si aprono al mattino per chiudersi al tramonto. Secondo altri ancora il termine proviene dal greco kàlanthos (coppa) in riferimento alla forma del fiore.
Da dove arriva: la calendula officinalis viene coltivata ovunque sia per ornamento, sia per le sue proprietà. La calendula selvatica, invece, cresce in Europa, nell’area del Mediterraneo, nel nord Africa e nell’Asia meridionale e cresce nei prati incolti, ai bordi delle strade, nei frutteti e negli uliveti.
Proprietà curative: la calendula ha proprietà:
- antinfiammatoria
- cicatrizzante
- antibatterica
- antivirale
- immunostimolante
Infatti, viene usata in caso di:
- problemi di pelle (secchezza, irritazione, arrossamenti)
- dermatite da pannolino
- ragadi al seno
- irregolarità e dolori mestruali
- irritazione del cavo orale
- scottature ed eritemi solari
Usi in cucina: la calendula viene chiamata anche zafferano dei poveri per via del suo potere di colorare le Pietanze.
I fiori vengono utilizzati per preparare zuppe, risotti, insalate, burro e salse a cui conferiscono un sapore amarognolo. I fiori in boccio possono anche essere preparati come sottaceti.
Le foglie, invece, vengono utilizzate nelle frittate, nei formaggi e negli sformati di verdure.
Le gemme possono essere conservate in salamoia e gustate come i capperi.
Ricetta:
Liquore di calendula
Ingredienti: 40 fiori di calendula, 400 g di zucchero, 450 ml di acqua, 500 ml di alcool puro e 2 cucchiaini di zenzero in polvere.
Per prima cosa staccate i petali dei fiori e metteteli in un vaso di vetro.
Poi aggiungete l’alcool puro, chiudete e lasciate macerare al fresco e al buio per 3 settimane, scuotendo il contenuto almeno una volta al giorno. Trascorse le 3 settimane, filtrate il macerato ottenuto. Poi fate sciogliere a freddo lo zucchero con l’acqua e unitelo al macerato, aggiungendo due cucchiaini di zenzero in polvere, e lasciate riposare ancora per 2 settimane.
Infine filtrate e imbottigliatelo e si consiglia di farlo riposare ancora un mese prima di gustarlo appieno.
Oleolito di calendula
Per prima cosa metti capolini a seccare all’ombra e ben conservati in locali asciutti con poca luce. Poi separate i petali dai capolini. Si possono utilizzare sia l’olio di oliva sia l’olio di mandorle, ricordandosi che la porzione deve essere di 1:10 (una parte di pianta e 10 parti di olio).
Mettete a macerare i fiori all’interno dell’olio che scelto, in un barattolo di vetro trasparente e lascialo riposare al sole per 40 giorni.
Infine filtrate l’olio con una garza e conservate l’oleolito di calendula ottenuto in un bottiglione di vetro.
Tisana alla calendula
Con i fiori secchi si possono fare anche delle tisane utili per chi soffre di reflusso, infiammazione intestinale e acidità di stomaco.
Curiosità:
- per i greci e i latini, il fatto che i fiori si aprissero al mattino per richiudersi al tramonto, era considerato un simbolo di sottomissione e di dolore per la scomparsa del sole. Questa credenza ha fatto si che, nel corso dei secoli, la calendula sia stata associata ai sentimenti di dolore, noia e pena. Infatti nel linguaggio dei fiori e delle piante la calendula non ha perso il suo significato originale e simboleggia il dispiacere, il dolore, le pene d’amore e la gelosia
- secondo la credenza popolare inglese sono simbolo di gelosia, poiché le calendule sono delle zitelle che, non essendo mai state amate da nessuno, alla loro morte si trasformano in calendule gialle dalla rabbia
- in Germania alcune donne seminavano i fiori di calendula nelle impronte lasciate dai loro amati convinte di associare la lunga fioritura di questo fiore alla lunga durata del loro rapporto sentimentale